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San Pancrazio: 58 in cassa: tra loro 27 oss

E in prima linea si mandano i ragazzi che hanno appena concluso il corso. «È ora di coinvolgere gli infermieri dell’Esercito?»

San Pancrazio: 58 in cassa: tra loro 27 oss

È notizia di questo pomeriggio che l’ospedale San Pancrazio di Arco ha inviato le comunicazioni per collocare in cassa integrazione ben 58 lavoratori. Tra questi ci sono anche una trentina di operatori socio sanitari. La Funzione pubblica Cgil, col segretario generale Luigi Diaspro, commenta: «Con una carenza di personale conclamata sul territorio - e confermata anche dai vertici istituzionali oltre che dal sindacato - appare chiaro ancora una volta che è completamente assente una regia. Da troppo tempo la Fp Cgil non trova una vera interlocuzione per ragionare sulla soluzione dei problemi. Abbiamo più volte ribadito che l’impiego di infermieri e oss dalle strutture private doveva necessariamente prevedere la volontarietà da parte del lavoratore. Ma in questa particolare occasione ignoriamo i motivi che hanno portato il San Pancrazio a optare per la cassa integrazione: tutti i lavoratori si sono opposti? Il Dipartimento salute ne è al corrente? Ancora una volta assenza di regia e di coinvolgimento, ognuno per conto suo: si lasciano a casa professionalità preziose per le Apsp e si accede con disinvoltura agli ammortizzatori sociali».

Diaspro torna sul tema generale del coinvolgimento sindacale: è particolarmente grave che da un lato si manifesti la volontà di collaborare e condividere ma poi, all’atto pratico, tutto venga deciso senza confronto coi rappresentanti dei lavoratori: «Sono istituiti, ma di fatto inutili, a questo punto, due tavoli di confronto: uno è il Tavolo sicurezza Covid – Rsa, l’altro è il Tavolo per il protocollo sul reclutamento del personale dalla Cooperazione e dalle Comunità di valle. Ebbene, quasi 60 persone messe in cassa integrazione senza che se ne conosca la motivazione, senza che i già costituiti tavoli vengano informati».

Ma quello del personale non è l’unico tema: «Nessun coinvolgimento c’è stato sulle strutture dedicate a Covid a Pergine e a Volano: quale personale viene dirottato lì? Se è quello di Nomi ad andare a Volano, chi presidia Nomi? Sappiamo che si stanno impiegando oss appena usciti dal percorso di studio per mandarli, senza esperienza, direttamente a contatto coi pazienti Covid. Una cosa è la preparazione teorica, un’altra è lavorare in una rsa, un’altra ancora è lavorare in un reparto Covid».

In conclusione Diaspro lancia un vero e proprio allarme: «Se questa è la situazione, se l’esigenza stringente è quella di professionalità sanitarie in strutture direttamente o indirettamente coinvolte nel contagio Covid, in attesa di comprendere come rimandare al lavoro il personale attualmente in quarantena o in fase di “guarigione” dal contagio, chiedo se non sia giunto il momento di far intervenire gli infermieri dell’Esercito e della Protezione civile, al fine di non mandare in prima linea giovani senza esperienza».

 

 

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