Emergenza Coronavirus, RSA e Case di riposo lasciate sole
I sindacati pensionati chiedono interventi immediati per tutelare ospiti e operatori
I sindacati dei pensionati e delle pensionate di Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil esprimono forte
preoccupazione e sgomento per le condizioni igienico-sanitarie in cui versano le strutture residenziali per le persone anziane.
In questi giorni, in Italia, continua senza sosta a consumarsi il dramma nelle residenze sanitarie assistite (RSA), Case di Riposo e strutture riabilitative per anziani non autosufficienti. Questi ultimi sono i soggetti più esposti al virus Covid-19 e in questi luoghi la situazione è allarmante: i decessi e i casi di infezione crescono di giorno in giorno e aumenta il contagio delle operatrici e degli operatori. Si muore nella totale solitudine e abbandono, senza avere una persona cara accanto mentre i familiari, a cui è vietato da giorni di entrare nelle strutture, sono costretti a non poter assistere il proprio padre o la propria madre sul letto di morte.
Prima dello scoppio dell’epidemia di coronavirus, erano oltre 300 mila le persone anziane residenti presso RSA, Case di Riposo, etc., con un’età media di 80/90 anni, la maggior parte delle quali affette dapluripatologie e da diverse forme di demenza. Si tratta di anziani fragili che, nella maggior parte dei casi,non hanno più la capacità di rappresentare i propri bisogni, di difendersi, di auto-tutelarsi e di contrastare eventuali abusi o inefficienze del servizio.
Delle strutture sopra descritte, a livello nazionale nel 2018 erano 6.097 a gestione privata, 1.445 a gestione pubblica e 287 a gestione mista, per un totale di 7.829 distribuite sul territorio nazionale, di cui 4.629 accolgono anziani non autosufficienti. I posti letto, sempre nel 2018, erano 340.593 di cui 226.516 nelle regioni del Nord e i restanti posti suddivisi tra il Centro e il Sud (Fonte: Ministero dell’Interno su dati Prefetture - Censimento delle strutture 2018).
Le RSA, e specialmente le Case di Riposo, sono del tutto impreparate ad affrontare questo tipo di
emergenza. Purtroppo la maggior parte di questi servizi, nel tempo, non si sono evoluti dal punto di vista sanitario-geriatrico, sociale, tantomeno tecnologico, conservando al loro interno modelli di gestione anacronistici con una funzione di tipo prettamente custodialistico e dunque inappropriati ai nuovi bisogni di salute e benessere delle persone anziane e dei care-giver. Quello che sta succedendo in questi giorni all’interno di questi luoghi, ne rappresenta, con le dovute cautele, la testimonianza più inequivocabile.
Inoltre, le limitazioni all’accesso di parenti e visitatori alle residenze in questione, previste dal DPCM 8 marzo 2020 e tradotte in divieto assoluto dai direttori sanitari delle strutture, hanno incentivato ancor di più forme di segregazione e di contenzione delle persone anziane.
A conferma di questa situazione di criticità appena descritta, le scriventi Organizzazioni citano l’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità. Tale indagine, iniziata il 24 marzo, coinvolge 2.556 RSA pubbliche o convenzionate che fanno parte dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto. Ad oggi sono state contattate 1.634 RSA (64% del totale) distribuite in modo rappresentativo in tutto il territorio nazionale. Hanno risposto finora 236 strutture pari al 14% delle strutture contattate.
Di seguito le principali criticità evidenziate dall’indagine:
204 RSA (86%) hanno riportato difficoltà nel reperimento di Dispositivi di Protezione
Individuale.
53 (22%) hanno richiesto maggiori informazioni circa le procedure da svolgere per contenere
l’infezione
85 (36%) riferiscono difficoltà per l’assenza di personale sanitario (per malattia)
28 (12%) difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere
63 strutture (27%) dichiarano di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da COVID-
19
In sintesi, conclude l’ISS, le strutture oggetto d’esame sono importanti e fragili nella dinamica di questa
epidemia ed è quindi fondamentale adottare una speciale attenzione nella prevenzione e controllo.
Pertanto Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil chiedono di:
Istituire immediatamente una task-force composta da: medici, infermieri, esperti di igiene,
psicologi, etc., preparata ad intervenire in situazioni di emergenza con esperienze pregresse in
missioni umanitarie nella gestione di epidemie complesse, da destinare specificatamente per
gestire le RSA e Case di Riposo, pubbliche e private, su tutto il territorio nazionale.
Monitorare, verificare e controllare efficacemente le disposizioni da applicare.
Coinvolgere i Sindaci dei Comuni ove sono ubicate le strutture, oltre che le Regioni, le ASL
locali e i Prefetti.
Coinvolgere la Protezione Civile.
Garantire alla persona anziana, considerata la sua vulnerabilità, una speciale tutela per affrontare
in modo il più possibile non traumatico questo momento.
Mettere in sicurezza i responsabili sanitari e organizzativi, gli operatori sanitari, socio sanitari e
assistenziali che lavorano nelle RSA che non sono abituati ad operare in una situazione come
questa.
Individuare i contagiati, gli asintomatici ed i negativi effettuando tamponi a tutti gli utenti e
operatori delle strutture residenziali.
Procedere con le sanificazioni periodiche delle strutture.
Indicare all’interno delle strutture aree dedicate per poter isolare e distanziare il più possibile le persone e proteggere anziani e personale.
Attuare forme di prevenzione, in modo da controllare l'infezione, limitare il contagio e diminuire la pressione verso gli ospedali locali.
Assicurare al familiare un servizio telefonico costante di segretariato sociale attraverso cui gli
operatori e operatrici dell’équipe socio-sanitaria, forniscano informazioni chiare e
personalizzate, adeguate ed esaustive, riguardanti la salute del proprio familiare, i trattamenti in
corso e soprattutto eventuali cambiamenti dello stato di salute, terapie, cure, etc. o trasferimenti
in ospedale, in modo che la famiglia possa partecipare consapevolmente alle scelte da
intraprendere.
Salvaguardare il rispetto degli standard qualitativi e quantitativi dei servizi sociali e sanitari, sia per fronteggiare un’inevitabile riduzione del personale conseguente all'emergenza Covid-19
(assenze per malattie, quarantene, etc.), imposte agli operatori e alle operatrici, sia per
compensare la minore presenza dei familiari e del volontariato.
Garantire il necessario sostegno psicologico agli anziani, ai familiari, agli operatori e operatrici
anche attraverso l’applicazione dell’art. 1 del Decreto Legge 9 marzo 2020, n. 14. “Disposizioni
urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza COVID-
19.”, che prevede la possibilità per le ASL di assunzione straordinaria di personale sanitario tra
cui anche psicologi; il DPCM 13 giugno 2006 e quello del 6 aprile 2013, regolano la componente
psicologica nelle catastrofi e calamità.
Dotare immediatamente le strutture, su tutto il territorio nazionale, di Tecnologie Multimediali e Assistive per facilitare il più possibile il contatto tra la persona anziana e i familiari. Purtroppo
l’uso delle tecnologie applicate in quest’ambito è davvero desolante e il drammatico
momento che stiamo attraversando, potrebbe, invece, diventare un elemento propulsivo
d’innovazione tecnologica. Esse devono riguardare in particolare:
- L’uso assistito di Skype o altre tecnologie per video chiamare e facilitare la relazione a distanza
tra la persona anziana (anche non autosufficiente e con demenza) e i propri care/cari.
- L’utilizzo di SMS, WhatsApp, oppure applicazioni specializzate in materia, che consentono ai
familiari di ricevere dal personale socio-sanitario, aggiornamenti quotidiani sulle condizioni
della persona cara e sull’andamento del servizio, attraverso lo smartphone o il tablet.
Infine, Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil, chiedono ai responsabili delle ASL e dei Servizi sociali di
continuare a garantire le prestazioni di assistenza domiciliare integrata (ADI) e quelle di tipo sociale da assicurare con urgenza: ai genitori, specie se anziani, supporti domiciliari per gestire i figli con contagio da coronavirus; alle persone anziane sole; agli anziani rimasti a casa in seguito alla chiusura dei centri diurni per malati di Alzheimer, a totale carico dei familiari alcuni dei quali magari lavorano.
Infine, manifestano tutta la propria solidarietà a tutti quei familiari che da giorni, non hanno letteralmente notizia dei propri cari, oppure non possono più fare visita e comunicare con loro.
Ma, soprattutto, il cordoglio delle scriventi Organizzazioni Sindacali va a tutte quelle persone che hanno perso i loro cari nel modo crudele che la cronaca ci racconta ogni giorno, cioè nella completa solitudine.
Un profondo ringraziamento va anche a tutto il personale socio-sanitario dei servizi residenziali che sta vivendo e affrontando una situazione difficile, inedita e drammatica.