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Emergenza. Per migliaia di lavoratori di ristorazione e servizi le aziende anticipano l’Inps

Sindacati: C’è chi invoca la responsabilità sociale e chi la pratica nei fatti non lasciando soli i dipendenti

Mentre il gruppo Gpi decide di non anticipare l’integrazione salariale per gli oltre tremila dipendenti del Gruppo messi in cassa integrazione con riduzioni d’orario dal 20 al 50%, e scaricare sui propri lavoratori il peso dei ritardi e delle difficoltà dell’Inps, ci sono aziende in Trentino e nel resto d’Italia che invece decidono non a parole, ma nei fatti di non lasciare soli i loro addetti e da subito comunicando la decisione di ricorrere alla cassa integrazione si sono resi disponibili ad anticipare la quota di ammortizzatore sociale. “La differenza è tra chi invoca la responsabilità sociale a parole o dalle pagine dei giornali e chi invece si comporta in modo responsabile nei confronti di dipendenti e comunità – incalzano i segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, ricordando che molti dei tremila dipendenti del gruppo trentino hanno il contratto del commercio e del multiservizi -. Chiamare in causa l’opportunità di mettere al sicuro i conti del gruppo nel medio periodo è come affermare che chi fa diversamente non ha a cuore il futuro della propria impresa. Un messaggio irrispettoso e pericoloso nei confronti delle altre realtà economiche, irresponsabile nei confronti della comunità perché l’Inps, in una fase di grave difficoltà del Paese, deve fronteggiare moltissime richieste di cassa e comportamenti come quello di Gpi non fanno altro che aumentare le difficoltà dell’ente, creare ulteriori ritardi ai danni dei lavoratori e delle collettività”.

Tra le realtà trentine che hanno deciso di intervenire anticipando la cassa ci sono tra le altre Risto 3, Pulinet, la Vales e la coop Le Coste, coop Aurora e Ascoop che pur costrette a mettere in cassa migliaia di addetti della ristorazione collettiva o del pulimento sono rimasti a fianco dei loro dipendenti. “A questi si aggiungono altri grandi gruppi nazionali con migliaia di dipendenti come Dussman, Cirfood, Markas, Rekeep – proseguono i sindacati -, ma anche piccole realtà che non hanno la strutturazione e solidità patrimoniale di Gpi e che pure non si sono tirate indietro, consapevoli che questa fase difficile o si affronta insieme o non si risolve. Aggiungiamo che in molte di queste realtà parliamo di lavoratori poveri, con stipendi bassi”.

I sindacati non nascondono la preoccupazione per il fatto che le parole di Fausto Manzana, anche per il suo ruolo alla guida degli Industriali trentini, possano scoraggiare il mondo imprenditoriale a farsi carico insieme ai lavoratori della gravità della situazione attuale. “L’affermare che Gpi non intende fare nessun passo indietro, che nei fatti non si fida dell’Inps e che il quadro normativo non dà certezze non fa altro che alimentare i timori in un momento in cui tutti siamo chiamati ad fare la nostra parte, senza tirarci indietro. Non può funzionare il si salvi chi può, concludono Bassetti, Avanzo e Largher.

 

 

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