Fp Cgil: «Assurdità sui buoni pasto»
Gianna Colle e Marco Cont: "Servono uniformità e chiarezza"
La Funzione pubblica Cgil, coi referenti del settore sanità Gianna Colle e Marco Cont, sottolinea come sia necessario chiarire l’atteggiamento dell’Azienda sanitaria in merito alla fruizione dei buoni pasto. «Abbiamo partecipato a una videoconferenza con l’Apss inerente alcune modifiche straordinarie all’accordo sulle prestazioni orarie aggiuntive. Chiariamo subito che si deve andare oltre le “poa”: se si vuole premiare il personale, iniziamo a farlo pagando lo straordinario senza “se” e senza “ma”».
Tornando ai buoni pasto: «Abbiamo chiesto che al personale al lavoro, impossibilitato a usare la mensa, sia data la possibilità di fruire del buono pasto, in modo cumulativo, nei negozi alimentari». L’Azienda si era detta disposta a riconoscere lo scontrino da 6 euro, ma singolarmente per tutti i giorni di lavoro. «È evidente che si deve puntare sul cumulo della spesa: oppure l’azienda vuole che i lavoratori vadano ogni giorno in negozio? Proprio il contrario di quanto invita a fare il presidente Fugatti? L’alternativa è riconoscere il valore economico in busta paga».
Il problema è stringente per chi è negli ospedali e non può recarsi in mensa, soprattutto per le persone che sono al lavoro “bardate” con tutti i dispositivi anti contagio e che dovrebbero perdere molto tempo per le operazioni di svestizione e nuova vestizione. «Altra assurdità che abbiamo rilevato: a chi riceve il sacco viveri negli ospedali, viene trattenuta la mezz’ora di lavoro mentre ad esempio, in Val di Fassa, verrebbe consegnata una sorta di pranzo al sacco che comporterebbe una trattenuta in busta paga di 1 euro e 50. Manca uniformità e manca soprattutto il giusto riconoscimento di un impegno straordinario: parliamo di persone che hanno difficoltà perfino a reperire e consumare i pasti. È opportuno che l’Apss faccia immediatamente chiarezza».