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Sistema museale trentino: è tempo di una riflessione generale che metta al centro gli operatori

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La recente ribalta assunta sui media dal sistema museale trentino – Muse e Mart in particolare – su scelte politiche e attuali governance, risultati raggiunti, riorganizzazioni, annunci mirabolanti e conseguenti polemiche, rende doveroso sottolineare ancora una volta l’assenza dei soggetti fondamentali su cui si regge l’intero sistema, gli operatori museali. Sono anni che la FP-CGIL esprime in ogni sede preoccupazione per il futuro dei due importanti musei, a partire da quando si è scelto di NON rafforzare in modo strutturale gli organici e di ricorrere invece all’esternalizzazione, con una deriva del numero dei lavoratori precari che superano quelli di ruolo, figure di alto profilo, pagate meno di chi fa lavoretti in nero! Quando FP-CGIL dichiarò circa due anni fa che si stava realizzando un pericoloso dumping contrattuale, le risposte furono “l’importante è creare posti di lavoro”. Sbagliato: creare posti di lavoro a bassa remuneratività danneggia non solo i lavoratori ma tutto il tessuto socio economico di un territorio. Non solo, nella esecuzione di questi appalti è evidente una compressione dell’autonomia organizzativa delle cooperative da parte dell’ente appaltante nello stabilire turnazioni, orari e modalità anche specifiche della esecuzione delle prestazioni dei singoli dipendenti, con conseguente difficoltà per il Sindacato di individuare l’effettivo titolare delle prerogative datoriali. Una pervasività che – ci risulta - si esprime persino con valutazioni su qualità e competenze dei singoli dipendenti in appalto.

La FP-CGIL ha evidenziato a tutti i soggetti coinvolti la perdita costante di un patrimonio di professionalità e saperi che sta abbandonando il lavoro e il territorio per l’assoluta precarietà delle condizioni di lavoro, per le basse retribuzioni, per l’impossibilità di conciliazione dei tempi vita-lavoro. Oggi assistiamo al classico lancio delle uova, tra chi presiede e lamenta di avere poco spazio decisionale, i direttori che rivendicano risultati veri o presunti, la politica che non pare prendere in considerazione la questione. Nessuno che si preoccupi di spendere una parola sull’enorme questione dell’esercito silenzioso che sta sotto, che fa funzionare con passione, competenza e spirito di dedizione i musei, pur essendo in gran parte precario. La domanda è: è possibile continuare con processi di esternalizzazione che producono un depauperamento delle risorse preziose su cui lo stesso sistema museale deve poter contare in modo strutturale per progetti ambiziosi come quelli che sentiamo? E, allo stesso tempo, è possibile continuare a tenere in uno stato di precarietà e poca dignità tanti giovani professionisti che possono fare la differenza per il successo o meno delle iniziative sul territorio? Ci asteniamo dalla polemica sui nomi di prestigio che guidano oggi Muse e Mart, ma vogliamo risposte sulle tante professionalità interne, poco valorizzate e inascoltate.

Per questo è necessario ed urgente attivare un tavolo di confronto serio sul tema: non c’è più tempo. Le rassicurazioni ricevute in questi mesi stanno a zero. L’assessorato deve svolgere una funzione di regia con tutti i soggetti coinvolti, per un’analisi delle prospettive di crescita e sviluppo del settore, fondamentale per l’economia del territorio, a partire dalle risorse necessarie ad invertire la rotta ed attivare tempestivamente processi di reinternalizzazione dei servizi e del personale addetto.

 

 

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