Mercato del lavoro. In Trentino la disoccupazione sale al 4,4 per cento
Cgil Cisl Uil: miope in questo quadro tagliare le risorse per il lavoro
Crescono i disoccupati in Trentino. A settembre di quest’anno il tasso di disoccupazione è stato pari al 4,4%, in aumento rispetto al 3,1% dello stesso periodo del 2018. Lo certifica l’Istat nell’indagine trimestrale sul mercato del lavoro.
A settembre le persone senza lavoro erano 11mila, 5mila uomini e 6mila donne; erano 8mila un anno fa. Nello stesso periodo il tasso di occupazione si mantiene sostanzialmente stabile, passando dal 69,5% al 69,2%, con duemila occupati in meno in totale, mentre cresce di poco il tasso di attività, cioè la percentuale di persone che hanno un lavoro o lo cercano attivamente, dal 71,8% del 2018 al 72,4% del 2019. Un dato, quest’ultimo, che dimostra come ci sia un certo dinamismo sul fronte della domanda di lavoro, che però non viene assorbita a pieno dall’economia locale.
“Queste cifre sono un’ulteriore conferma che ci muoviamo verso un generale rallentamento dell’occupazione, legato inevitabilmente al rallentamento più generale della nostra economica – dicono i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil Franco Ianeselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. In questo quadro appare miope e assolutamente dannoso per la nostra comunità la scelta della giunta provinciale di tagliare di 5,5milioni di euro gli investimenti in politiche del lavoro”. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro, infatti, vanno letti anche alla luce delle dinamiche strutturali che stanno attraversando l’occupazione trentina negli ultimi anni. “Da tempo insistiamo sul fatto che il mondo del lavoro trentino ci sono problemi di qualità del lavoro e l’aumento dei part time involontari così come la diffusione del lavoro precario ne sono dimostrazione – insistono i tre segretari -. Prendiamo atto che un piccolo passo avanti sul fronte delle risorse di Agenzia del Lavoro è stato fatto e questo grazie alle pressioni e alla mobilitazione del sindacato. Si tratta comunque di cifre assolutamente insufficienti. Non investire nelle politiche del lavoro, tagliare misure che funzionano come la staffetta occupazionale, che sostengono i disoccupati che trovano un nuovo lavoro velocemente, che aiutano le mamme lavoratrici autonome sul piano della conciliazione, ma anche cancellare le risorse per incentivare i contratti a tempo indeterminato è fare un danno a tutta la nostra comunità, ai lavoratori e anche alle imprese”.