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Infrastrutture, la Valdastico è un’opera che non serve ad un Trentino sostenibile

Montani (Filt): si investa sull’elettrificazione della rete ferroviaria della Valsugana. L’opera in parte è già finanziata

Se per sostenibilità, concetto molto discusso e poco praticato, si intende uno sviluppo che non comprometta quello delle generazioni future, allora è necessario parlare anche di una mobilità sostenibile che riduca le emissione inquinanti, la congestione stradale e la conseguente incidentalità, puntando su un trasporto pubblico di qualità e non certo di nuove strada. Soprattutto se inutili e costose quali il prolungamento della Valdastico.

Sui costi crediamo ci siano pochi dubbi, sarebbero altissimi e con l’attuale traffico, anche con l’eventualità di un suo incremento, non si pagherebbe mai. Si aggiunga che una buona parte del traffico che congestiona la Valsugana è locale e non andrebbe ad usufruire della nuova arteria”. Lo sostiene Stefano Montani, segretario generale della Filt del Trentino.

Il Trentino, salvo nefasti ripensamenti, ha scelto, al pari dell’Europa, la rotaia. L’alta velocità ed il traforo sulla linea del Brennero ne sono la testimonianza.

Dirottare i camion dalla strada alla rotaia sovvenzionando in maniera adeguata le aziende di trasporto che usano questa modalità di spostamento è la via maestra.

A Verona, nel punto in cui la Serenissima (MI – VE) interseca la A22 insieme alle corrispondenti linee ferroviarie, sorge il Quadrante Europa, centro logistico di 2,5 milioni di mq di superficie che occupa circa 10.000 addetti. I volumi lavorati sono, inevitabilmente, destinati ad aumentare con la conclusione dei lavori sulla tratta del Brennero. Quì arrivano merci (che giungono anche via mare) trasportate su container che vengono trasferiti sul treno e, alla stazione di arrivo, presi in consegna da un’altra motrice – chiarisce Montani -. Non ha senso una nuova strada che buca montagne, stravolge due valli paesaggisticamente intatte con notevoli rischi di danni ambientali, per congiungerla a Rovereto intasando ulteriormente la A22, riducendo l’asta dell’Adige da Rovereto verso nord ad un corridoio di transito, bypassando il centro logistico di Verona che è un punto di scambio nevralgico”.

Meglio allora puntare, secondo il sindacato, su una elettrificazione della linea ferroviaria della Valsugana (non nascondendosi che senza il raddoppio dei binari è un’opera a metà) i cui lavori sono stati previsti e finanziati dal Fondo per lo Sviluppo e la coesione, strumento finanziario attraverso si attuano politiche di sviluppo economico, sociale e territoriale. “Nei 63 interventi di carattere nazionale previsti per il periodo 2014 – 2020, pubblicati sul sito del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, il primo è quello che riguarda l’elettrificazione della linea ferroviaria Trento Bassano. Intervento mirato al potenziamento e razionalizzazione dei collegamenti tra Trento ed il territorio vicentino, intersecandosi con la prevista elettrificazione della tratta Castelfranco Veneto – Bassano con l’obbiettivo di ottenere un trasporto persone più sostenibile con particolare riferimento al traffico pendolare tra Trentino e Veneto”, chiarisce Montani con Alberto Sicari che segue il comparto per la categoria.

Per la realizzazione del progetto di elettrificazione del Valsugana è previsto un crono-programma di attività e relativo finanziamento che ipotizza la sua realizzazione nel 2023.

Ad oggi, dopo uno studio di fattibilità, previsto nel 2017, dovremmo essere al termine del periodo di progettazione ed affidamento dell’opera (secondo semestre 2019 – 2020), per poi iniziare nel secondo semestre del 2020 con la realizzazione del progetto. Chi sa indicarci se i finanziamenti previsti (e per quel che ne sappiamo già stanziati) sono ancora validi nonostante i tempi si siano di gran lunga dilatati? Il progetto è destinato ad avviarsi, magari sotto la spinta delle Olimpiadi, o è un rituale che rispunta ogni tanto nella discussione?”, concludono Montani e Sicari

 

 

 

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