Assegni familiari, senza un intervento urgente delle Province danneggiati i più poveri
Soddisfazione dei sindacati e delle Acli per i chiarimenti forniti dall’Inps: i contributi provinciali vanno dichiarati solo a determinate condizioni. Irrisolto il problema per le famiglie più numerose e con i redditi più bassi
Le famiglie trentine e altoatesine che percepiscono sia misure di sostegno al reddito da parte delle due Province sia gli assegni familiari statali (Anf) hanno qualche possibilità di cumulare i due interventi. Grazie all'intervento Cgil Cisl Uil del Trentino e dell’Alto Adige con Acli e Asgb, oggi in un incontro tenutosi a Bolzano l’Inps regionale ha infatti chiarito alcuni punti nodali. Il primo riguarda il rischio di retroattività: la direzione regionale Inps oggi ha rassicurato sindacati e Acli che le nuove regole sull’obbligo di dichiarare le prestazioni sociali locali valgono a partire dal 19 luglio, non ci saranno dunque controlli sul passato né le famiglie che hanno percepito il vecchio reddito di garanzia o il vecchio assegno regionale al nucleo familiare dovranno temere richieste di restituzione dell'Anf statale.
Inoltre i funzionari dell'Inps hanno chiarito in maniera definitiva che le provvidenze locali per il sostegno economico contro la povertà o a supporto delle famiglie con figli come l’assegno unico trentino, non devono essere dichiarate ai fini della richiesta di assegni familiari statali se non superano la soglia di 1.032 euro l’anno. In sostanza chi ha un assegno unico non condizionato fino ad 86 euro al mese non vedrà ridotto il proprio assegno familiare. Il problema è che una volta superata quella soglia va dichiarato tutto e sono probabilmente qualche migliaia anche in Trentino le famiglie che percepiscono benefici pubblici più alti della soglia e quindi rischiano una decurtazione dell'Anf.
In questo quadro resta l’enorme problema di gestire la situazione dei nuclei più numerosi o più poveri, le cui provvidenze superano la soglia di non dichiarabilità. “Potrebbero diverse migliaia di famiglie che proprio perché hanno redditi più bassi o un numero maggiore di figli hanno diritto a prestazioni più generose dal welfare regionale – dicono Andrea Grosselli, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi delle tre confederazioni con Luca Oliver delle Acli -. Questi soggetti subiranno un ingiusto taglio dell’importo statale. L’Inps è stato netto nel chiarire che l’unica soluzione può venire a livello normativo con una legge che stabilisca che il welfare delle due province è integrativo rispetto a quello nazionale. A questo punto è urgente che la Giunta Fugatti si faccia finalmente carico di questa situazione, coordinandosi con la Provincia di Bolzano al fine di arrivare alla definizione o di un accordo specifico con il Ministero del Lavoro o approvando una legge ad hoc che tuteli queste situazioni”.
Un quadro di riferimento normativo chiaro un tempo c'era. La vecchia legge regionale 4 del 1992 aveva stabilito che i benefici erogati allora dalla Regione alle famiglie andavano ad integrare i sostegni statali. “Non sta a noi dire come. Ma forse basterebbe ripristinare quella norma o comunque trovare una soluzione simile trattando con il Ministero. Fino a questo momento la Provincia di Trento è rimasta ferma, ci auguriamo che dopo i chiarimenti forniti oggi si muova con estrema celerità. Non è accettabile che con i soldi dei trentini si riducano i costi dello Stato, a danno per di più delle persone più povere”.
Cgil Cisl Uil del Trentino e Acli esprimono comunque soddisfazione per l’esito dell’incontro di questa mattina a Bolzano a cui ha preso parte il vicedirettore regionale vicario Claudio Floriddia insieme ai funzionari delle direzioni provinciali di Trento e Bolzano. “Abbiamo fortemente voluto questo confronto e adesso possiamo affermare che è stato utile. Esprimiamo apprezzamento per la sensibilità dimostrata dall’Inps regionale nel comprendere il grave problema da noi sollevato e la disponibilità più volte espressa di trovare soluzioni per le nostre comunità e i nostri concittadini”.
Trento 31 luglio 2019