Natalità, le misure vanno rese più eque
Cgil Cisl Uil: appello al consiglio provinciale per migliorare bonus nidi e assegno per i nuovi nati “In questo modo i trentini hanno pochi vantaggi e ci guadagna solo lo Stato”
Non amplificare le disuguaglianze tra cittadini, ampliare la platea dei beneficiari il più possibile e non disincentivare il lavoro. Il tutto senza svuotare le casse della Provincia ad esclusivo vantaggio dello Stato. Cgil Cisl Uil del Trentino fanno appello a tutte le forze politiche in consiglio provinciale per modificare le proposte della giunta provinciale sul taglio delle rette dei nidi e sul nuovo assegno di natalità tenendo conto di questi obiettivi. Oggi è cominciata in Aula la discussione sull’assestamento di bilancio. L’intento è riuscire a cambiare i provvedimenti migliorandoli. “Siamo favorevoli alle misure che sostengono le famiglie, ma ribadiamo che devono essere costruite nel modo più equo possibile – dicono i tre segretari generali Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti -. Abbiamo inviato le nostre proposte all’Esecutivo, ma senza riscontro alcuno. Sollecitiamo, dunque, il consiglio provinciale perché nell’ambito del dibattito sull’assestamento migliori le norme in questione. Allo stesso tempo è fondamentale trovare delle misure di raccordo tra provvedimenti nazionali e provinciali. Per come sono state scritte adesso si farà solo un grande regalo all’Inps e alla Stato che risparmierà le risorse che oggi investe sul bonus bebè”. Il mancato coordinamento tra misure statali e provinciali in molti casi non produrrà alcun vantaggio per i cittadini. Dietro tanto clamore, i cittadini non ci guadagnano.
Per quanto riguarda gli asili nido la proposta della giunta dimezza i costi delle rette rispetto ad oggi. Già adesso è previsto un rimborso di 136 euro da parte dell’Inps per le rette. Con il dimezzamento della Provincia chi ad esempio paga 140 euro di cui 136 coperti dall’Inps avrà una retta iniziale di 70 euro, che sarà interamente coperta dall’Istituto. Il conto finale produce un vantaggio per il cittadino di 4 euro, per l’Inps di 66 euro. In pratica il cittadino prende lo sconto dalla Provincia e non più dall’Inps che così risparmia. Secondo Cgil Cisl Uil, invece, è necessario raccordare le due misure prevedendo che le famiglie chiedano prima lo sconto nazionale. La Provincia, come dovrebbe avvenire col reddito di cittadinanza, interverrebbe solo in compensazione, cioè versando l’eventuale quota di riduzione non coperta dallo Stato. Questo produrrebbe un immediato risparmio di risorse che Piazza Dante dovrebbe destinare, per i sindacati, alla riduzione delle rette massime, che nella proposta della giunta restano invariate.
Con l’ulteriore riduzione delle tariffe dei nidi, il differenziale tra chi paga la quota più alta perché supera la soglia ICEF di 0,40 e chi invece beneficia della riduzione, aumenta sensibilmente e può anche superare i 300 euro mensili. Oggi circa 1.500 famiglie che iscrivono i figli ai servizi per la prima infanzia non hanno nessuno sconto. “Per tutte queste famiglie un euro in più di reddito disponibile sopra la soglia ICEF di 0,40 potrà quindi comportare una perdita netta di oltre 3.000 euro annui. Per rendere più equa la misura e perché non si innestino pericolosi meccanismi di disincentivo al lavoro, sarebbe utile progettare un intervento, magari in cifra fissa, anche per chi supera la soglia ICEF di 0,40”.
Sull’assegno di natalità – che ricordiamo scatterebbe dal 1° gennaio 2020 per i nuclei con ICEF fino a 0,40 - Cgil Cisl Uil ribadiscono la richiesta di estendere il sostegno anche alle famiglie con bambini già nati prima del 2020, incentivando maggiormente la nascita del secondo figlio e inserendo la misura direttamente nell’assegno unico. In questo modo si amplierebbe anche la platea dei beneficiari. Oggi la giunta pensa di erogare 120 euro per il secondo figlio, 200 per il terzo per 3 anni. L’attuale sostegno per le famiglie previsto dall’assegno unico copre fino ai 18 anni dei figli; in cifre vuole dire che con l’assegno di natalità ipotizzato dalla giunta per il primo figlio la famiglia otterrà un beneficio di 3.600 euro (100 euro*12mensilità*3anni) contro un beneficio massimo complessivo per il percettori di assegno unico pari a 16.200 euro (75euro*12mensilità*18anni). E’ evidente allora che il vero sostegno alle famiglie lo garantisce l’attuale assegno unico. La proposta dei sindacati, declinata in due diversi ipotesi, prevede in sintesi di incrementare il coefficiente che oggi già l’assegno unico stabilisce per il secondo figlio e di aumentare significativamente nella formula di calcolo dell’ICEF i vantaggi per il lavoro femminile. In questo modo non si disincentiva il lavoro e si amplia il numero di potenziali beneficiari.
Cgil Cisl Uil hanno inviato la scorsa settimana alla giunta un documento con i dettagli di queste proposte migliorative. Ad oggi l’Esecutivo non ha dato alcun riscontro. Da qui l’appello al consiglio provinciale. “Ci auguriamo che durante queste giornate di confronto, anche sulla base delle nostre sollecitazioni si possano migliorare le misure per le famiglie che ad oggi rischiano di produrre effetti limitati e non equi con un inutile salasso per le casse provinciali”, concludono i tre segretari.
Trento, 22 luglio 2019
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