Edilizia Sociale –CGIL CISL e UIL: residenza 10 anni stranieri a rischia l'incostituzionalità
I sindacati concordano con le posizioni del professor Toniatti
La Giunta Fugatti ha affrontato la questione casa pubblica e l’emergenza affitto, particolarmente grave oggi nel capoluogo e nella zona della “busa del Garda”, concentrandosi fortemente sugli aspetti relativi alla “sicurezza”. Un tema validissimo per la propaganda, ma certo di non grande aiuto nell’affrontare appunto i problemi delle politiche abitative anche trentine.
Si prevede una stretta sulle regole di accesso agli alloggi pubblici per i cittadini non italiani, che si vogliono allungare fino addirittura a 10 anni di residenza, requisito irragionevole che, anche a detta del Prof. costituzionalista Toniatti molto difficilmente supererà, se adottato, il contenzioso giuridico che ne scaturirà, alla luce dei già diversi pronunciamenti avversi della Corte Costituzionale. Il tutto mentre le assegnazioni di alloggi a canone sociale, in forza della doppia graduatoria esistente fino ad oggi, riguardano cittadini stranieri provenienti da paesi fuori dall'Unione Europa solo nel 10 percento dei casi.
Anche CGIL CISL e UIL ritengono il criterio dei 10 anni di residenza incostituzionale ed oltremodo punitivo per le persone, anche trentine, che dovranno assoggettarsene.
In una provincia con migliaia di alloggi sfitti la soluzione abitativa a carattere sociale non può essere solo quella di nuove costruzioni, ma va ricercata in accordi tra comuni, Itea, sindacati dei lavoratori e associazioni di costruttori per permettere di ampliare il patrimonio di alloggi popolari, a costi non proibitivi, partendo da quelli già esistenti e ampliando le agevolazioni fiscali per i contratti a canone concordato e soprattutto moderato. A questo proposito il Sindacato chiede alla Giunta di accelerare anche la riassegnazione ad una finanziaria (Finint?) o ad altro soggetto (Invest o qualche altra società in –house) del Fondo di Housing Sociale, che ha esaurito la propria capienza finanziaria e necessita di un nuovo mandato.
Il sindacato ha più volte sollecitato l’Assessore Segnana all’apertura di una discussione sull’edilizia pubblica sociale e sulla necessità di ripristinare, anche formalmente, la Commissione Sociale ITEA, unico organismo, seppur consultivo, di raccordo fra l’assessorato, la spa strumentale Itea e gli stakeholders nelle politiche abitative pubbliche, previsto dalla legge “Dalmaso” del 2005 n.15 e purtroppo ingiustificatamente soppresso d’autorità, con generale disappunto, nel 2017, dalla scorsa Giunta provinciale.
Il sistema ed il bisogno abitativo sono molto cambiati nell’ultimo decennio, le mutate condizioni di lavoro e familiari dei lavoratori, che hanno sì bisogno di un’abitazione, ma in affitto, non in proprietà, e l’esigenza che si rimetta in circolo il rilevante patrimonio privato abitativo “sfitto” anche in Trentino, inducono la UIL a porre l’accento sulla necessità di una riforma profonda dell’edilizia pubblica e della “legge Dalmaso” in particolare, non più adeguata, al cambio epocale subìto anche dalla società trentina.
La nuova Giunta proceda quindi al più presto a disegnare un nuovo Piano Casa coerente con e compatibilità dell’ambiente e del territorio coinvolgendo il Sindacato sia in fase di elaborazione della riforma, sia in quella, successiva, di controllo e verifica delle nuove politiche abitative pubbliche.
Un percorso di riforma da cui il Sindacato non può essere estromesso e per il quale chiede si proceda alla costituzione immediata dell’”Osservatorio provinciale del Sistema Abitativo”, organismo che l’Assessora Segnana si era impegnata a costituire nelle settimane scorse, essendo venuta a mancare, ancora dal 2017, l’altro unico organismo consultivo in tema abitativo previsto dalla Legge Dalmaso: La Commissione Sociale ITEA.
Alotti, Pomini e Grosselli ricordano infine alla politica e all’amministrazione che gran parte del patrimonio abitativo pubblico trentino è stato costruito con il contributo Gescal dei lavoratori trentini, oggi in parte pensionati, e delle imposte che i lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato e continuano a versare, in misura predominante, rispetto anche alle altre categorie di contribuenti.