Accoglienza, mercoledì nuova protesta
Presidio unitario alle 10 in piazza Dante per chiedere l’avvio del tavolo sulle ricollocazioni, promesso e mai partito
Lavoratori dell’accoglienza e sindacati tornano nuovamente a protestare il mancato avvio del tavolo sulle ricollocazioni, promesso dal presidente Fugatti nell’incontro con Cgil Cisl Uil del 14 gennaio scorso e mai attivato.
Per chiedere il rispetto degli impegni presi ormai cinque mesi fa e per ottenere dal Governo Trentino quelle risposte che ad oggi non sono state date, Cgil, Cisl e Uil e le categorie Fp Cgil, Cisl Fisascat e Uil Fpl, unitariamente, hanno indetto una terza manifestazione per mercoledì 29 maggio alle 10.00 in Piazza Dante, dopo quelle del 27 dicembre e del 9 marzo scorsi.
Come noto il tavolo dovrebbe coinvolgere i sindacati e tutti i soggetti interessati - Federazione Trentina della Cooperazione e singole Cooperative ed Enti del Settore - per affrontare il tema dei tagli al sistema dell’accoglienza e delle ripercussioni occupazionali delle misure in progetto.
Ad oggi nulla è ancora stato fatto, mentre più di un centinaio di lavoratori rischiano di restare senza occupazione; diversi hanno già perso il posto di lavoro nel silenzio totale della Provincia e della Federazione. Non sono state paventate né possibili misure di ricollocazione straordinaria degli esuberi, né altri interventi per gestire la crisi occupazionale.
Quella di mercoledì è manifestazione che torna ancora sul tema dell'accoglienza, sui diritti, sulla sicurezza di cittadini e migranti, sul diritto a riconoscere a questi lavoratori espulsi dal lavoro - per responsabilità di questa giunta provinciale - il loro status di lavoratori come tutti gli altri, con diritto ad avere un tavolo di confronto su possibili riallocazioni all'interno o fuori dal sistema delle cooperative, ad ammortizzatori sociali o percorsi di formazione per possibili riallocazioni.
La mobilitazione è supportata dalla Rete degli Operatori dell'Accoglienza, giovani preparati e professionalmente impegnati nel settore, che vedono svanire sul territorio la possibilità di mettere a frutto i percorsi di studio e le esperienze maturate nell’ambito dell'accoglienza e del sostegno agli ultimi.