Da sei anni senza contratto. Il 31 maggio sciopero i lavoratori del multiservizi
Sindacati: “Sono i contratti più poveri, 7 euro lordi/ora, ma le aziende pretendono di tagliare sulla malattia e non concedere nessun aumento”. In Trentino circa 3mila addetti
Sono senza contratto da ormai 72 mesi. Per questa ragione venerdì prossimo, 31 maggio, i lavoratori e le lavoratrici delle pulizie e dei multiservizi sciopereranno. Dicono no ad un contratto che vuole peggiorare la fruizione della malattia e che non riconosce nessun aumento salariale ad addetti che hanno già la più bassa paga oraria, appena 7 euro lordi.
La mobilitazione è stata indetta unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, che hanno organizzato anche una manifestazione a Roma. Nella capitale protesterà anche una delegazione di lavoratori e lavoratrici trentine.
Gli addetti alle pulizie e al multiservizi sono circa 3 mila in provincia, 600 mila in tutta Italia. Vengono spesso definiti lavoratori “invisibili”, perché nessuno vede e pochi considerano il loro lavoro, ma è grazie a loro che ospedali, scuole, tribunali, banche, poste, caserme sono accessibili tutti i giorni. Molti svolgono servizi essenziali.
“E’ il quarto sciopero che viene proclamato per questa lunghissima trattativa – spiegano Roland Caramelle e Paola Bassetti della Filcams del Trentino e Francesca Vespa della Fisascat -. Il contratto è scaduto da 72 mesi e le controparti vorrebbero imporre un peggioramento delle condizioni di lavoro, in particolare della malattia e non hanno messo sul tavolo nessuna proposta, rigettando qualsiasi richiesta di aumento salariale. Questo equivale a non riconoscere la dignità di questi lavoratori e queste lavoratrici”.
Quasi la totalità di questi addetti opera su esternalizzazioni o su appalto, dunque paga un conto salatissimo anche in termini di incertezza di condizioni. Molti hanno contratti part time.
“Questi addetti hanno pagato pesantemente la crisi di questi ultimi 10 anni con riduzioni dei contratti individuali di lavoro e l’angoscia di vedersi messo in discussione il proprio posto di lavoro ad ogni cambio di appalto. Sono lavoratrici e lavoratori che subiscono pesanti ripercussioni sulla propria condizione lavorativa a ogni modifica di legge sugli appalti”, proseguono i sindacalisti.
A preoccupare a livello nazionale è anche il decreto “sblocca cantieri”, che ripristina il massimo ribasso per l’aggiudicazione e allarga il ricorso al subappalto senza indicazione dei subappaltatori. Una deriva a cui a livello provinciale i sindacati, presenti al tavolo appalti, hanno tentato di mettere un argine per tutelare il lavoro. La questione degli appalti di servizio è ancora aperta e i rappresentanti dei lavoratori hanno ribadito la necessità di attivare un tavolo ad hoc per arrivare alla conclusione delle partite aperte, in tema di contratto di riferimento, clausola sociale e controlli.
Trento, 24 maggio 2019