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Assegno unico. Con l’inflazione le famiglie perdono fino a mille euro l’anno

Il taglio più consistente con l’assegno di cura: gli autosufficienti fino a -6mila euro Cgil Cisl Uil: questo è l’effetto della mancata indicizzazione che punisce le famiglie. La Giunta sorda alle esigenze delle famiglie

Poco più di mille euro l’anno. E’ quanto perderà sull’assegno unico una famiglia di quattro persone con 2 figli minori e un reddito reale di 34.400 euro, superando così la soglia limite Icef di 0,30. Un taglio di non poco conto quando il costo della vita in Trentino è cresciuto tra gennaio 2022 e settembre 2023 del 16,5%, ma è questo l’effetto perverso della mancata indicizzazione delle misure di sostegno provinciali.
Per i nuclei che hanno un familiare non autosufficiente la perdita può essere ancora più pesante con un taglio dell’assegno di cura che in un anno può arrivare a 6mila euro per le famiglie con 4 componenti e un reddito reale annuo di 36.200, se supera il limite Icef dello 0,32. Per moltissimi cittadini così come per tanti di quelli che chiedono le tariffe agevolate per i buoni mensa, che pagano un affitto Itea o che percepiscono l’assegno unico contro la povertà (quota A) l’indicatore Icef calcolato quest’anno si alzerà perché maggiore è stato il reddito nominale. Un aumento, però, che è solo nella forma e non nella sostanza visto che l’inflazione si è mangiata l’incremento e in media ha ulteriormente ridotto il potere d’acquisto dei trentini.
Una questione che lo Stato ha colto in tempo alzando già a gennaio 2023 la soglia Isee per tutte le famiglie che hanno diritto all’assegno universale e dunque ritoccando verso l’alto gli importi. Le famiglie trentine invece, a causa dell’ottusa rigidità della Giunta Fugatti, avranno sostegni più poveri. Alcune, addirittura, pur essendo più povere, non riceveranno più nulla per figli o parenti invalidi.
E’ in atto un processo di smantellamento del welfare provinciale ed in particolare dell’Assegno unico provinciale. Per averne conferma basta leggere i programmi elettorali delle forze di centrodestra, dove si prevede una riduzione dei sostegni provinciali contro la povertà e per le famiglie con figli. Se questi intenti diventassero realtà, sarà impossibile migliorare le condizioni delle famiglie con i redditi bassi e medi, quelle che hanno subito più pesantemente il peso dell’aumento dei prezzi e che spesso sono ancora privi di aumenti contrattuali. Confermare bonus a tempo non è la soluzione né per sostenere il potere d’acquisto, né per incentivare la natalità come ha dimostrato lo scarso impatto delle misure varate fino a questo momento.

 

Trento, 19 ottobre 2023

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