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Sciopero telecomunicazioni

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Domani i lavoratori del comparto delle Telecomunicazioni con sede nel Trentino Alto Adige scioperano per l’intero turno di lavoro.

Questo sciopero viene effettuato nella nostra regione a valle della imponente manifestazione nazionale che si è svolta a Roma il 6 giugno scorso.

Assistiamo preoccupati ad una situazione in progressivo peggioramento in tutta Italia e anche sul nostro territorio - sottolineano Norma Marighetti e Marco Cipriani di Slc Cgil, Bianca Maria Catapano di Fistel Cisl, Maria Elena Gotti e Tiziano Bellini di Uilcom Uil -.

La ricetta messa in campo di recente dalle principali società di telecomunicazioni, per gestire gli effetti di un mercato iperconcorrenziale e deregolamentato, è quella di dividere l’industria, cioè le infrastrutture di rete, dai servizi. Un’impostazione che impoverirà ancor di più il settore, trasformando aziende leader del comparto TLC in meri rivenditori di servizi di connettività”.

Per il sindacato i rischi per l’occupazione sono enormi, con più di 20.000 possibili esuberi.

Le aziende senza infrastrutture di proprietà saranno, infatti, sempre più orientate a tagliare il costo del lavoro per garantire sostenibilità di conti ed investimenti, e a farne le spese saranno lavoratrici e lavoratori, come già accaduto in tempi recenti. Sul versante occupazionale, infatti, il settore in tutta Italia è stato caratterizzato negli ultimi 15 anni dal continuo ricorso ad ammortizzatori sociali, esodi incentivati, tagli nella contrattazione aziendale, perdite di professionalità importanti e blocco pressoché totale del ricambio generazionale.

Sono anni che i sindacati confederali chiedono di aprire un confronto con le Istituzioni per trovare soluzioni che garantiscano la difesa dei perimetri occupazionali e la sostenibilità delle aziende del settore: non sono mai arrivate risposte. “In questa situazione l’unico modo per richiamare il Governo a intervenire urgentemente sul settore TLC è lo sciopero”, concludono i sindacalisti.

Nella nostra regione i lavoratori di TIM negli ultimi sei anni sono passati da 642 a meno di 400 ed anche per il corrente anno sono previste ulteriori uscite.

I sindacalisti chiedono un cambio di marcia in questo strategico settore in quanto questa emorragia continua di posti di lavoro, tra prepensionamenti, incentivi all’esodo e mancate assunzioni oltre ad avere importanti ricadute occupazionali frena lo sviluppo digitale del Paese in questo delicato momento dell’economia Italiana.

 

 

 

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